Dopo aver chiuso
il portone della scuola il vecchio maestro
era solito girovagare per i boschi fino a notte. Camminava assorto, con
passi brevi e rapidi, sospinto
dall’incalzare del tramonto. Lasciate alle spalle le case di Valternigo,
assopite nell’attesa della notte, si inoltrava nel viottolo che dopo gli ultimi
vigneti, si inerpicava deciso. Nella valletta
il rio di Fònt gorgogliava
limpido tra salti di tufo e file di
salici. Dopo la salita, la vista si apriva sugli antichi pascoli, immersi nella
luce calda del tramonto, raccolti in una nicchia protetta dalle pendici
boscose.
In una radura custodita
dai giovani pini del Marìc riposava il
Lac de Montesèl. Il plenilunio d’aprile sollevava, rimescolava le acque e la
vita affiorava alla luce dal fondo melmoso,
risvegliandosi alla nuova stagione dopo il sonno immobile dell’inverno.
Il vecchio
maestro seduto sulla sponda rimaneva a
lungo immerso nei suoi pensieri. Pensava ai salmerini che nuotavano nelle
profondità del Lago di Lagorai, alle creste del Cimon de la Ròa e delle Làste de le
Sute dove era solito vagabondare in
solitudine durante l’estate. Lassù il sole scioglieva i nevai e la prateria
alpina si preparava alla sua ricca fioritura, seppur breve come la giovinezza.
Pensava agli aguài ricchi di vita dove la vipera stesa al sole attendeva
paziente la preda, alla costellazione del Cigno sospesa sul Castèl di Bombasèl
nelle notti passate alla malga, alle leggende che popolavano i pascoli e con il
buio prendevano vita.
Il Lac de Montesèl, piccolo lago, nella quiete
dei boschi addolciva la nostalgia dei laghi e delle torbiere del Lagorai. Nutriva
la medesima vita e rifletteva lo stesso universo, come una goccia d’acqua conosce
l’immensità dell’oceano. (2010)