lunedì 7 ottobre 2013

La Malga del Mont Alt



Spesso in montagna capitava di trovare riparo di fortuna in malghe o baite. Piccole costruzioni rustiche ma accoglienti, al margine di una  radura, al limitare del bosco, accostate a grandi massi erratici o   vecchie malghe delle  comunità alpine.  Ripari sempre aperti al passante, perché l’ospitalità della gente di montagna conservava intatta quella sacralità tramandata dai greci e dai latini. In montagna la lontananza e l’isolamento sono più acuti e può succedere l’imprevisto di un temporale, una bufera o la necessità di un ricovero notturno.

Questa usanza antica tra genti di montagna va scomparendo. Una ad una le baite sono state ristrutturate, e chiuse gelosamente con chiavi e lucchetti. Anche le malghe che appartengono alla comunità, restaurate con i soldi della comunità, sono chiuse al passante.

 Sono cambiati i tempi. La cattiva educazione, la mancanza di rispetto, un tempo limitati a pochi episodi, si diffondono sempre più anche in luoghi così appartati, alimentando quella diffidenza che regola e incancrenisce i rapporti umani nelle città affollate.

Così anche la malga del Mont Alt. Pur cadente, ridotta  quasi a rudere era aperta a chiunque. E’ stata restaurata dai cacciatori di Giovo con il contributo del Comune. Non la ricordo particolarmente accogliente, ma polverosa e ricolma di inutili cianfrusaglie. Tuttavia appartiene alla comunità e dovrebbe essere aperta a coloro che passano di là  e cercano un momentaneo riparo. O solo per guardare dalla finestra la splendida conca di prati, i boschi che le fanno corona e la Catena del Brenta che chiude l’orizzonte.

La Malga del Mont Alt
I Prati della Malga e la Catena del Brenta


La Malga del Mont Alt

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