venerdì 30 settembre 2016

Tutto colpa della Serenoa repens


Ho fatto uno strano sogno. Definire strano un sogno è un eufemismo, giacché ogni sogno è una distorsione della realtà. Certi sogni sono così logici nella loro assurda sequenza che paiono assolutamente reali.

Mi trovavo all’Istituto delle Arti A. Vittoria” dove ero professore di Musica. Il mio amico Giuliano Natali in arte Diaolin, era  invece emerito docente di Storia dell’Arte. Gli stavo mostrando una mia fotografia per una mostra da lui promossa e lui mi suggeriva gli aggiustamenti di colore e di taglio .  “Maschera coela facia” mi disse “se no se capìs chi che l’è!”

Dalla porta entrò, come nulla fosse,  Silvio Berlusconi. Prontamente gli andai incontro, lo abbracciai, (vi garantisco che nel sogno mi sentivo un vergognoso ruffiano) e lo baciai tre volte, alla francese. Al terzo bacio ci fu uno sfioramento di labbra non voluto e  per me imbarazzante. Ricordo il suo vestito elegante, blu scuro, la mentina che rotolava in bocca e il suo profumo di classe.
Si avvicinò poi a Diaolin e parlò affabilmente con lui, ponendogli entrambe le mani sulle spalle. Non so di cosa disquisirono, forse della  mostra che stava organizzando e di cui Silvio era mentore.

Mentre loro parlavano, io dalla finestra avevo modo di osservare un inconsueto monte Corona (il monte di casa), con un bosco autunnale rosso acceso. Vedevo degli invitanti sentieri che si inerpicavano a comode zeta. Sopra il bosco si elevavano delle imponenti rocce grigie di calda dolomia, su cui seguivo due che arrampicavano sullo spigolo contro un cielo  blu caraibico.

Diaolin, poi mi si avvicino con Silvio a braccetto e, battendogli una mano sulla spalla, mi disse in forbito italiano: “Accompagna il Presidente lungo le scale che è ancora stanco per l’operazione” Poi a lui “Grazie di tutto Silvio! A la proxième fois!”

Presi il Presidente sottobraccio e scendemmo per una scala ripida, con degli scalini così alti, che era necessario scenderli a piedi pari. A metà scala mancava uno scalino, e, come nulla fosse, feci fare a Silvio un’acrobatica capriola, fino a farlo atterrare con eleganza sullo scalino successivo.

In fondo alla scala uno stretto corridoio da dove un'altra scala angusta di quattro o cinque gradini dava accesso all’appartamento del Presidente. Lui sali per primo, apri una porta anonima e voltandosi verso di me mi abbracciò. Con la testa appoggiata sulla sua spalla ebbi modo di intravedere di là della porta socchiusa un enorme attico senza pareti divisorie, tutto bianco. Di là di una tenda svolazzante un'abbagliante marina.  Abbracciandolo gli dissi (sempre vergognosamente ruffiano) “Grazie! Grazie ancora di tutto caro Presidente!!!”

               Mi svegliò lentamente il bisogno non più procrastinabile (pena la completa perdita del sonno) di alzarmi per pisciare. Che questo guazzabuglio di sogni sia tutto colpa della “Serenoa repens”?



Note

 Non ho mai votato Forza Italia né sono tifoso del Milan giacché non seguo il calcio. Sono però  amico di Giuliano Natali, in arte Diaolin.

La "serenoa repens" cercatevela su Wilkipedia (per chi non la conoscesse).