Mattinata incerta
di metà ottobre. Le prime timide schiarite, dopo che l’autunno si è affacciato
alla porta con giornate grigie di
pioggia battente.
Oggi tra gli alberi
e nelle piccole valli del Corona
passeggia l’autunno spargendo le prime tinte pastello. Sembra giunto improvviso
dopo queste piogge abbondanti. Il bosco si va tingendo dei colori autunnali,
con le foglie variegate che si screziano in mille sfumature.
Spira una brezza
leggera, profumata di muschio, ansiosa di asciugare gli alberi fradici. Nelle
radure i riflessi dei colori accesi dal sole nel controluce.
Nel bosco che cresce in naturale abbandono,
ragnatele di tracce di selvatici si
perdono tra grovigli di cespugli, alberi caduti, e si ritrovano nelle quiete
radure di soffice erba. Sui dossi i pini
silvestri scolpiti dal vento in forme bizzarre, nelle conche silenzio profondo,
senso di protezione e di sperduta lontananza.
Mi perdo
nei pensieri che galleggiano leggeri. Così non mi accorgo del capriolo,
che non ha sentito i miei passi sul terreno di muschio gonfio d’acqua, e fugge
sorpreso della sua stessa disattenzione.
Gli alberi
condividono parte del destino degli uomini. Alcuni crescono in luoghi
privilegiati, altri vivono di stenti su terreni poveri o percossi senza tregua
dai venti. Come i pini silvestri della cima del Corona, cui il vento non
concede riposo e che si sono adattati all’essenziale che la natura concede
loro. Eppure hanno quella bellezza che i giardini addomesticati non potranno
mai possedere.
Dalla cima sul fogliame dei boschi della Selva l’autunno
è ancor più manifesto. Le foglie gialle dei carpini, le macchie ruggine dei
faggi, l’ocra dei castagni, il rosso del pioppo tremulo. Sui monti del Lagorai
la prima neve. Solo il verde cupo degli abeti insiste a mantenere illusioni
d’estate.
Non v’è però nell’aria la tristezza di un addio.
Ora per farsi perdonare ottobre avrà tempo di dispensare gli ultimi scampoli
d’estate.
La Selva dal Monte Corona |
Inverno sul Monte Corona verso Ville e Verla |
ciao, mi sono commosso
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