domenica 25 febbraio 2018

La campana Granda

Quando la campana alle tre del pomeriggio suonava il venerdì, mio padre come ad un rito si levava il cappello e si fermava in silenzio appoggiato alla zappa, con gli occhi chini sulla terra. Cosa pensasse in quei momenti non lo so. Lo guardavo di sottecchi, facendo finta di nulla, continuando il lavoro con noncuranza, quasi in sprezzo per tutte quelle ritualità dettate dalla religione. 
Anche oggi, alle tre del pomeriggio, la campana “Granda” ha suonato come tutti i venerdì. Mi sono fermato, come per un automatismo inconscio, preso da profondo rispetto.  Ascoltando il suono grave dei rintocchi ho pensato con affetto, che nessuna campana al mondo ha un suono così armonioso come la “Granda” del mio paese. Ho visto scorrere  lampi della mio vissuto che il tempo ha scandito al suono di tante campane. Tanti volti  spersi in chissà quali lontananze, amici che  si sono fermati a riposare da qualche parte.
Quando l’ultimo rintocco si è spento nella valle,  il riverbero degli armonici del bronzo  vibrava ancora nell’aria, con impercettibili ultrasuoni. Ho ringraziato, non so Chi. Ho mormorato un grazie,  guardando verso ponente un occhio di cielo di un pallido azzurro. Poi anche il rio dei Molini in fondo al campo ha ripreso il suo canto incessante.