Appare Finisterrae! Curva sull'acqua in fondo alla lunga spiaggia di sabbia bianca. Un ultimo promontorio si protende poi come un dinosauro fin dentro l’Oceano. Là è la fine del Camino. Oggi l’Oceano sorprende con il
blu turchese, appena increspato nonostante il forte vento che soffia impetuoso da
nord est. Il vento che ieri gravido dell’umidità della Galizia, oggi asciutto come le lontane mesetas, ha accompagnato questi ultimi due giorni di cammino.
Gli antichi
pellegrini si immergevano nelle acque dell’oceano
in un rito purificatore e poi raccoglievano una conchiglia quale prova del loro
pellegrinaggio. Giunti ai confini del mondo, erano appena a metà del loro viaggio. Li attendeva ancora il lungo ritorno verso casa.
Non ho lo spirito del
pellegrino. Mi sento un viandante che annusa la terra da vicino. Ora però che cammino scalzo sulla
battigia, dove da ere immutabili si rivoltano le onde, provo le sensazioni del pellegrino: profondo
appagamento, pace interiore, nostalgia di casa. L’acqua tiepida dell’Oceano nonostante l'ottobre inoltrato risana i
piedi. Come la bottiglia di vino bianco, bevuta insieme ai compagni di viaggio, ha riscaldato il cuore.
Dopo aver visitato la
tomba di Santiago, ora sono giunto fino alla tomba del sole. Qui il sole ogni sera va a morire nell'Oceano in un bagno di
sangue o inghiottito dalla rabbia dei marosi. Quale rito conclusivo del mio
Cammino ho lanciato nelle acque i bastoni di
nocciolo che hanno accompagnato i miei passi.
Incombe l'immensità dell’Atlantico che con
la curva dell’orizzonte pare cingere la terra con un confine invalicabile. Dimentico del viavai dei turisti, cerco di rievocare il mistero dell’ignoto che suscitava un tempo la fine delle terre conosciute. Dove il cielo si fonde nella lieve foschia
dell’orizzonte, immagino l’acqua dell’Oceano precipitare, ribollire in un abisso nero e riprendere poi l’eterno ciclo.
Come
un ulisse qualsiasi giunto ai confini del mondo, vorrei poter
evocare le anime delle persone care che la tradizione vuole vagare inquiete di là dell'Oceano. Come vorrei riabbracciare mia madre, chiedere scusa per tutte le volte che l’ho
contraddetta col disprezzo ignorante della giovinezza. Lei rispondeva sempre con
un pacato mantra. “Ci vedremo, ci vedremo, ci vedremo..!”
L'’abbraccerei in silenzio, senza tante parole. Come Ulisse tre volte
cercherei di stringerla fra le braccia, ma tre volte abbraccerei un ombra fatta d’aria. Resterà il rimpianto a rodere la punta del cuore e sarà come al solito troppo tardi.
* si trova scritto Finisterra sia Finisterrae
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Finisterrae e l'estremo promontorio |
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Con Diego il compagno del Cammino Primitivo |
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Da Finisterrae verso l'entroterra galiziano |
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Con Carlo |
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Una bottiglia di biancoa Finisterre |
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Finis... |