giovedì 6 dicembre 2018

Una storiella quasi seria




            
          E così si sposarono, i nomi li taccio, un sabato di ormai tanti anni fa, benedetti dal frate. Un frate prestato dal Convento che giungeva in paese solo per la messa della domenica e le ricorrenze speciali. 
            II paese, un piccolo paese della bassa val di Cembra, che trascorreva la vita con lo stesso ritmo lento ispirato dal suo nome. Nei capannelli nel dopo cena nella piazzetta si metteva in dubbio anche lo sbarco degli americani sulla Luna: “Veh! che i ne conta bàle.” 

           Passò qualche settimana e la novella sposa dopo la messa domenicale, facendosi coraggio, si confidò con il frate: suo marito ancora non l’aveva… e cercava di spiegarsi con rossori di imbarazzo. “Beata vergine!Stai tranquilla. Gli parlo io” promise il frate. 
          Alla prima occasione prese l’uomo in disparte e, con la massima delicatezza possibile ma anche con la dovuta fermezza, gli dette le opportune istruzioni: con la propria moglie, nel matrimonio benedetto da Dio bisogna fare così e poi cosà. Anzi si deve! Altrimenti non si generano figli. Deus vult!

          Dopo qualche giorno nel capannello del dopo cena, con una nuova soddisfazione disegnata sulla faccia miope , come gallo impettito l’uomo si confidava con i paesani “ oscia! che bèl che l’è! Saverlo prima! L’è propi bèl!"

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