Malga Ben |
La malghe della Val d’Ambiez – 03/10/2014
Tra il profumo dei mughi e delle erbe che macerano umidità insiste nella mente la passacaglia di Bach con quel suo pedale ostinato, quasi ossessivo nella proposizione del tema. Come le nuvole oggi che ostinate rinserrano le cime. Ogni tanto qualche lembo di azzurro sbiadito subito si chiude ad ogni promessa.
E’
il pretesto per rinunciare alla cima, il
Cimon di Cresole che oggi tra le nubi pare così abissale. O forse l’occasione per girovagare senza meta da un versante
all’altro della valle d’Ambiez, tra i pascoli delle malghe abbandonate all’autunno.
I sentieri sono collegamenti logici tra le casere, tracciati dal passaggio
secolare dei pastori. La terrazza ancora
verde Malga di Senaso custodita dalle quinte dei larici gialli d’autunno, la Senaso
di sopra diroccata tra lembi di prato e macereti.
Alto
sulla valle lungo i terrazzamenti di Prà del Vescovo, il cammino si distende tra pascoli luminosi e
macchie scure di mughi. Attraversato il solco della valle, sull’opposto sentiero che conduce a malga Ben
si intuisce tra le nuvole l’incombere degli sbalzi rocciosi del Dos di Dalun e
di cima di Ghez.
Dalla
nebbia ovattata si materializza come dal nulla l’ultimo gregge che si affretta
a valle. Salutiamo il pastore macedone che si ferma per due parole. State attenti che l’orso si aggira nella zona! Ma questa è la montagna e ci deve essere
posto anche per l’orso, aggiunge. Centinaia di pecore sfilano spinte dai cani
vigili, attenti a presenze nascoste.
Appare
la casera di Malga Ben sul limitare estremo del lato della valle che guarda il
tramonto. Ricercare un pascolo su coste di prato così ripido racconta delle
fatiche di un tempo. O forse della voglia di scoprire ed esplorare innate degli
antichi pastori.
Il
silenzio suggestiona l’inquietudine. Il presentimento della presenza dell’orso tra la nebbia che si addensa nei canaloni.
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