venerdì 3 aprile 2015

Fònt









D’estate il sole picchiava con forza sulla ghiaia bianca della strada, ma il bue affrontava quello strappo brusco con decisione, incitato dai richiami. Tirava il carro con forza costante, senza strappi, la testa protesa in avanti. L’animale ormai conosceva la strada come la sua  mangiatoia.  Era come sapesse che in cima a quell’ultima erta, dove iniziavano i prati, la pendenza si addolciva e poteva dissetarsi alla fresca pozza di  Fònt.

Là in fondo a quelle conche digradanti di prati, le acque sotterranee si raccoglievano e ribollivano senza posa nella limpida polla di “Font. L’acqua nasceva,  rispecchiava il cielo nella sua pozza e poi  si avviava verso un nuovo viaggio.

In cima alla salita, senza alcun comando, il bue accostava di fianco alla strada, attratto dal chiocciolare dell’acqua. Beveva lentamente alla pozza, mentre la sua pancia ancora si gonfiava come un mantice per riprendere fiato. Ormai il grosso della fatica é fatto- sembrava pensasse.

Dopo il riposo che si era concesso, senza bisogno di sprone, ripartiva ondeggiando sulla strada al margine dei prati ove il fieno secco era pronto per essere trasportato a valle.

Rivedo la radiosità limpida e pulita, la  luce penetrante e intensa, tipica dell’estate, che avvolgeva quella conca di prati quando, dopo la salita lo sguardo riposava in essa.

Risento con lieve rimpianto la fragranza dei luoghi della fanciullezza, l’odore muscoso dell’acqua di Fònt, dell’ erba appassita, del fieno secco, il sapore amarognolo delle foglie del grande noce al bordo della strada. I tonfi delle ruote del carro sui ciottoli, lo zoccolare tranquillo del bue e la gente nei prati, che appoggiata alle forche, si asciugava il sudore osservando il nostro passaggio.

Al ritorno con il carico del fieno, la luce arancione del tramonto pareva sospesa con la pula del fieno sulla brezza della valle.

Ora una vasca interrata di cemento, è collocata al posto dell’antica sorgente. Il canto dell’acqua di Fònt che nasceva dalle soffici torbiere è soffocato nei tubi di cemento.
 Laudato si’, mio Signore, per sor’acqua, la quale è multo humile et preziosa et casta”. Umiltà e purezza, virtù ormai decadenti.

Di Fònt è rimasto una scritta su di un basso muro di cemento. Rimane solo il nome dal sapore di acqua umile e pura, a ricordare un angolo di vita perduto.

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