D’estate il sole
picchiava con forza sulla ghiaia bianca della strada, ma il bue affrontava
quello strappo brusco con decisione, incitato dai richiami. Tirava il carro con
forza costante, senza strappi, la testa protesa in avanti. L’animale ormai
conosceva la strada come la sua
mangiatoia. Era come sapesse che
in cima a quell’ultima erta, dove iniziavano i prati, la pendenza si addolciva
e poteva dissetarsi alla fresca pozza di
Fònt.
Là in fondo a
quelle conche digradanti di prati, le acque sotterranee si raccoglievano e
ribollivano senza posa nella limpida polla di “Font. L’acqua nasceva, rispecchiava il cielo nella sua pozza e
poi si avviava verso un nuovo viaggio.
In cima alla
salita, senza alcun comando, il bue accostava di fianco alla strada, attratto
dal chiocciolare dell’acqua. Beveva lentamente alla pozza, mentre la sua pancia
ancora si gonfiava come un mantice per riprendere fiato. Ormai il grosso della fatica é fatto- sembrava pensasse.
Dopo il riposo
che si era concesso, senza bisogno di sprone, ripartiva ondeggiando sulla
strada al margine dei prati ove il fieno secco era pronto per essere
trasportato a valle.
Rivedo la
radiosità limpida e pulita, la luce
penetrante e intensa, tipica dell’estate, che avvolgeva quella conca di prati
quando, dopo la salita lo sguardo riposava in essa.
Risento con lieve
rimpianto la fragranza dei luoghi della fanciullezza, l’odore muscoso dell’acqua
di Fònt, dell’ erba appassita, del fieno secco, il sapore amarognolo delle
foglie del grande noce al bordo della strada. I tonfi delle ruote del carro sui
ciottoli, lo zoccolare tranquillo del bue e la gente nei prati, che appoggiata
alle forche, si asciugava il sudore osservando il nostro passaggio.
Al ritorno con il
carico del fieno, la luce arancione del tramonto pareva sospesa con la pula del
fieno sulla brezza della valle.
Ora una vasca
interrata di cemento, è collocata al posto dell’antica sorgente. Il canto
dell’acqua di Fònt che nasceva dalle soffici torbiere è soffocato nei tubi di
cemento.
“Laudato
si’, mio Signore, per sor’acqua, la quale è multo humile et preziosa et casta”.
Umiltà e purezza, virtù ormai decadenti.
Di Fònt è rimasto
una scritta su di un basso muro di cemento. Rimane solo il nome dal sapore di
acqua umile e pura, a ricordare un angolo di vita perduto.
Nessun commento:
Posta un commento