Il primo chiarore del giorno filtrava dalle imposte
socchiuse mentre ascoltavo il cuculo cantare senza posa nel boschetto. Nel
dormiveglia il suo canto concitato, il richiamo spasmodico, imperioso del
maschio alla femmina perché si affrettasse a
deporre l’uovo nel nido incustodito che stava spiando. Poi quel suono flautato s’è
quietato e gli altri uccelli hanno ripreso i loro canti di trilli e
gorgheggi. Anche il merlo sul posatoio del lauro pareva cantare per me una
melodiosa e ripetitiva cadenza “Are you ready?”. Una lisciata di piume un fischio e lui è già pronto per il nuovo giorno. Non così per me che a volte sono impastoiato in ragnatele di pensieri.
L’altro
giorno avevo spiato la nuvola ramata del codirosso che volava sul nido per la
cova. Anche la ballerina bianca saltellava muovendo la coda con un ritmo
elegante nell’orto alla ricerca di insetti. Su quale nido il cuculo che stamattina cantava avrà
deposto il suo uovo!
Inutile disquisire sulla natura che tesse misteriose trame
che non comprendiamo, ma che hanno una logica inoppugnabile nel disegno della
vita. L’uomo nella sua storia ha dimostrato di essere animale ben peggiore del
cuculo.
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