*A Cornellana si spegnevano le stelle e il cielo ancora
umido prometteva una bella giornata.
Ma bisogna
diffidare dei cieli delle Asturie. Dopo un ora di cammino le prime gocce
suonavano sulle foglie del bosco autunnale. Pioggia battente per un’ora, rivoli
d’acque e fango. Poi della pioggia rimasero nuvole pigre e qualche spruzzo d’acqua
dispettoso.
Superata
Salas, l’antica calzada romana sepolta tra
boschi fitti di castagni, conduce sull’altopiano ventoso dell’Espina. Un vento
teso da nord ripulisce il cielo asciuga
gli indumenti. Il soffio vigoroso delle pale eoliche a contraltare con le
folate impetuose del vento.
A Bodenaya, dopo venti chilometri, è già
pomeriggio inoltrato. Ce la siamo presa con calma. L’ospitalero con un
sorriso rassicurante: “a Tineo undici
chilometri. Saranno due ore di cammino”.
Così
abbiamo proseguito, Diego ed io, rinfrancati e baldanzosi. Ci siamo fermati
anche a bere una birra. Non abbiamo fatto i conti con il fango che rallenta, né
con la stanchezza che si insinua e alimenta lo scoramento. Lo sconforto che ti
fa pensare di aver smarrito la via, il bosco che si fa sempre più scuro nella
sera che avanza.
Finalmente le prime case di Tineo si
avvistano dall’alto. L’ultimo chilometro che non finisce più e un letto per riposare
la notte. Diego ha preso posto nella
cuccetta sotto la mia, di fianco Rita la ragazza ungherese che abbiamo conosciuta ieri sera a Cornellana.
Nella notte mi ha svegliato una strana sensazione. Voci e
rumori soffusi. Nella camera era accesa la luce vicino alla porta pur essendo
ancora notte fonda. Rita mi faceva dei segni con la mano ripetendo: "Problem,
problem!”. Ho subito pensato che Diego non stesse bene, ed ho preso a scendere veloce la scaletta del letto. “Problem
problem, problem!” ripeteva concitata Rita, facendomi segno con la mano di fermarmi.
Ma ormi era tardi. Mi trovai a sguazzare con i piedi in
cinque centimetri di sostanza liquida. Nella notte, silenziosa come a volte sa
esserlo, l’acqua della lavanderia aveva allagato il dormitorio. Diego era
seduto sul letto con in mano lo zaino e tutte gli indumenti impregnati d’acqua.
Avvilito e preso da sconforto.
A volte bestemmio cristo e i santi
senza fondato motivo, per poi pregare di nascosto la madonna. Ma in quella
occasione nell’albergue di Tineo, angusto, quasi opprimente e infine così dispettoso, avrei avuto qualcosa da ridire anche sulla madonna. Se fossi stato
al posto di Diego. Ma Diego è fiducioso e difficilmente si altera o si arrende.
Che meraviglia, sei bravissimo
RispondiEliminaM'ero dimenticato di questi appunti, che ho rivisto e corretto. Grazie Giuliano
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