15/09/2018 Cornòn, Schenòn, Cimòn, Forcellòn(e), Paiòn, Cavignòn. Nomi tronchi ed aspri dati ad alcune cime del Latemar dai Ladini di Fassa. Oggi abbiamo salito il Paiòn da forcella dei Camosci discendendo poi al Forcellon. La cima esile, da non distrarsi, con scorci di grande effetto.
Percorrendo la cresta sottile si possono osservare i formidabili dirupi che si inabissano sulla val d’Ega. Il lago di Carezza infatti con le guglie del Latemar è stata un tempo forse la cartolina più nota delle intere Dolomiti. Alpinisti celebri quali Diamantidi, Christomannos, anche Piaz hanno arrampicato questi appicchi. Qualcuno ha poi raccomandato di non ripetere la sua via: roccia troppo marcia e pericolosa.
Il Latemar mi ricorda la Rocca di Calascio, naturalmente con proporzioni ben più grandiose.
Appena oltre il passo di Pampeago sul versante Obereggen. Il cielo schiarisce. Promette bene.
Il Paiòn fa capolino dietro la cresta sulla sinistra
Abbandonato il sentiero che scende a Obereggen saliamo su tracce verso l'alto
Fino a incrociare il sentiero n. 18 diretto a forcella dei Camosci
a destra fa capolino la triangolare parete ovest de Paiòn
A destra l'ampia sella della forcella dei Camosci con lo spigolo del Paiòn dove saliremo
dalla forcella dei Camosci saliamo alla cima del Paiòn
ormai sulla cresta verso l'anticima con alle spalle Cima di Valsorda
Verso la cima Principale
dalla cima del Paiòn la cresta continua poi sottile e più difficile verso il corno di Val d'Ega
Dalla cima discendiamo nell'Anfiteatro del Latemar. Tra le nuvole il Paiòn, a destra il Forcellone
passando per il Torre di Pisa scendiamo a Pampeago per chiudere l'anello.
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