martedì 4 novembre 2014

L'ài vist asà.




                  Da ore zappava  il suo campo sotto un sole che dava martellate in testa. Una terra incattivita dalla siccità trattenuta a stento da muri a secco di sassi tondi dell’Avisio.
               “Tolé Gigio, saria bel gavér chi ‘n pal per ‘npontàr  il sol ‘n modo da fermarlo! Cosìta finiréso de zapar tut el camp.”
           Era la moglie che aveva ricevuto questa illuminazione, ispirata forse dal condottiero biblico Giosuè quando fermò il sole per sterminare i nemici. La moglie non si chiamava Gigia, bensì Fabiola, nome quasi nobiliare se non fosse che erano in miseria e con sedici figli da sfamare.
                  Gigio si fermò basito. Sputandosi sulle mani callose e poi chiudendole a pugno fulminò la moglie: “ Ostia!!!L’è già doi ore che se avésa podèst l'avrìa batù giò con doi slatàde!"

                 Di lavoro faceva lo stradino. Aveva uno stipendio fisso e poteva pur mantenere la numerosa famiglia con dignità. Soprattutto pensando a quanti in quei tempi vivevano solo di un pezzo di campagna e facevano fatica a mangiare.
                Tuttavia Gigio amava il gioco. Interi sabati notte e domeniche preso dal gioco a sperperare denari con i suoi compari nelle bettole del paese. Nelle caneve a bere e a giocare a morra fino al mattino. I figli non avevano di che vestirsi. Per frequentare la scuola i pochi vestiti disponibili era necessario scambiarli tra loro. Mentre l’uno andava a scuola, l’altro era costretto a letto o in casa perché non aveva di che coprirsi. 

                Una vita di fatiche anche per la moglie Fabiola che di nobiliare aveva solo il nome. Dar da mangiare ai figli, vestirli con i pochi soldi che rimanevano, lavorare anche la campagna mentre Gigio spesso era preso solo dal gioco e dal bere.

                Logorato dagli anni male spesi Gigio finì al ricovero, finché un giorno s’ammalò. Giunto in fin di vita fu chiesto alla moglie se desiderava riportare il marito al paese, a casa sua, per averlo davanti agli occhi nell’ultima sua ora.  “L’ài ben vist asà”*  - fu la risposta.


*    L'ho visto anche troppe volte
 

1 commento:

  1. "L’ài ben vist asà" è l'epilogo di una vita che alla fine trova il suo sbocco nella rinascita.
    4 parole per mettere la parola fine ad una storia non voluta...

    Molto bella questa tua e significativamente onesta.

    Diaolin

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