Così durante la salita al Monte Corno Battisti che domina la media Vallarsa e che fu teatro di guerra mi venivano in mente questi episodi che voglio raccontare.
Mi piace la Vallarsa, specialmente a primavera
quando il verde delle terrazze o il bianco dei ciliegi fa da contraltare alla
neve che persiste nei canaloni selvaggi del Sengio Alto. Le fanno corona grandi
montagne innevate fino a stagione inoltrata. La strada è però irrimediabilmente
tortuosa, segue tutto il tormento delle vallette che precipitano ripide
dall’acrocoro del Pasubio. Pendenze e contropendenze, strettoie e curve . Non
v’è un rettifilo lungo più di cento metri.
Aldo,
da poco autista dell’Atesina conduceva
la corriera per i paesi della Vallarsa: Spino, Valmorbia, Anghebeni,
Raossi Foxi. Camion, l’estate
camper, rombare di moto. Si stava
facendo le ossa di conducente dell’Atesina
appena assunto su una statale di grande difficoltà.
Un
giorno salì sul pullman una vecchia che sedé
a lato del guidatore. “El me scusa sàlo, ma me fa mal la coriera”. Dopo averlo
intrattenuto con qualche chiacchiera sul tempo gli chiese di dove venisse “ en
autista così zoven”. “ Abito a Verla in Val di Cembra” rispose Aldo gentilmente,
con gli occhi attenti ai gomitoli della strada. La vecchia presa da grande
stupore mormorò. “Poréto! En val de Cembra! Quéla val tuta piena de curve, tuta erta,
senza en toc de pian.”
Aldo
è sempre stato gentile con tutti i clienti che salivano sulla sua corriera, ma
quella volta approfittando di un punto favorevole della strada fermò il mezzo e tirò il freno a mano.
Paragonava mentalmente la statale della val di Cembra a quella della Vallarsa
che era costretto a percorrere ogni giorno. C'è pure qualche curva in val di Cembra, ma nulla in confronto alle ininterrotte serpentine della Vallarsa. Guardando in faccia la vecchia e allargando le
braccia a indicare da un lato gli strapiombi della valle e di fronte la strada che correva tortuosa: “Ma siora! no védela che sta strada l’è tut na curva!”
****
Clemente
Pellegrini, detto il Mentòn era alto, di
larghe spalle, forte, viso scolpito. Era
mezzo artista: scriveva qualche poesia, si dilettava di musica. Nell’archivio
parrocchiale di Verla si conserva un
”Tantum ergo” da lui composto. Cantava
con una voce da basso, possente e ben costruita, che dava robusto
fondamento al coro della chiesa.
Probabilmente
per qualche sfortuna in amore si era dato al bere. Erano tanti i gran bevitori
e frequentatori di cantine in quei tempi duri dopo la guerra.
Viveva
da solo, di lavori occasionali, pagati con un pasto caldo o un fiasco di vino. Non possedeva più nulla. Forse per questo, pur essendo uomo prestante,
non aveva trovato nessuna disposta a sposarlo. Ma spesso approfittava dei letti
ancora caldi, lasciati dai mariti presi dal lavoro dei campi.
Un
mattino fu trovato morto in fondo ad una ripida scala. Era
rotolato ubriaco al buio scrissero sul verbale i carabinieri. Ma correva voce
che quella notte, qualche marito arrabbiato dopo averlo fatto bere,
l’abbia preso per il collo è buttato giù dalla scala.
Clemente
Pellegrini detto il Mentòn rimpiangeva i
tempi di Cecco Beppe quando, secondo lui, la terra trentina era il sud felice dell’Austria. Gli Italiani erano per lui una nazione di incapaci. Per questo nutriva un profondo disprezzo per Cesare
Battisti. Quando poi sentiva dire che era un eroe o un martire dell’irredentismo, alzava le grandi mani come a fermare ogni discorso. Con il volto scuro, parlando con la voce impastata di vino ma in un
italiano forbito, alzava il dito indice a pesante monito ed esclamava: “ Cesare Battisti è stato un terribile vigliacco!”
Corno Battisti. E' il versante dove erano arroccati gli italini e dove sale il sentiero |
Corno Battisti. La sella do ve fu catturato C. Battisti |
Lapidi in memoria alla sella Battisti |
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMolto bene, sempre tosto
RispondiEliminaGrazie Diaolin
EliminaEl Menton era grande amico di mio padre e ci raccontava spesso aneddoti su di lui e poi amici di coro e di cantine dove cantavano col bicchiere in mano
RispondiEliminaDovresti raccontarmeli DFausto. El Mentòn lo ricordo vagamente quando veniva qualche volta a casa mia per un piatto di minestra. Poi qualche aneddoto raccontato con dei sottintesi. Personaggi del dopoguerra
RispondiElimina