Oggi la
tramontana si avventa sul cimitero, scompiglia i capelli, avvizzisce la
pelle rossa per il freddo, arrossa il naso che spicca su facce stranite e
livide di freddo.
Un funerale, a volte è una
circostanza nella quale si ritrovano parenti e conoscenti, che non
si incontravano da lungo tempo.
Durante la
funzione, tra un rechiameterna e un paterave, ho spiato con malizia
disdicevole le facce contrite che mi circondavano.
Una perfida
occasione per constatare il lavorio incessante e demolitore del tempo. Ha
scavato instancabile sui volti, riportando alla luce tratti inconfondibili
del patrimonio genetico di ognuno.
Come dal
terreno dilavato dalle piogge emerge lo scheletro irregolare della roccia, le
rughe si approfondiscono, si ramificano. Ho osservato affiorare posture e
atteggiamenti che ricordavano padri, nonni, parenti all’apparenza
lontani. Tratti somatici inconfondibili, che riportavano all’unica
matrice di un clan familiare.
Alcuni già coi
capelli grigi come le stoppie, quando il grigio non è mascherato da improbabili
colori chimici. Altri una stempiatura irrimediabile, con dei riporti laboriosi.
In alcuni il passo si mostra meno elastico, in altri è accentuata la curva
della schiena, l’affossamento del collo nelle spalle. Gli occhi hanno
perduto l’acutezza e la vivacità, socchiusi per aiutare una messa a fuoco
difettosa.
M’è bastato
però incontrare gli occhi di un amico morto a vent’anni per provare un moto di
vergogna. Mi guardava dalla pietra con sguardo intenso, mesto eppure sereno.
Immobile nella sua eterna giovinezza.
Io, irriverente
presuntuoso, da lungo in viaggio su un diretto senza ritorno, con un’unica
fermata a sorpresa.
Bella storia, volevo dirti solo questo, che scrissi in una mia vecchia poesia:
RispondiEliminate spetava chi su l’or de ‘l rìo che ‘l core
pò ài sentù ‘n mèz a la nòt na ciòca gréva
e na voze da lontan la diss vargót
l’ài gatà con en sorìso sui sò làori
e ài capì:
l’èra sol mòrt!
E la litorina lassela nàr, la se ferma 'm Paradìs
Una delle tue poesie più belle. E non l' avevo ancora letta. Melanconica . Ma la melanconia a volte fa più male della tristezza. Lascia quel senso di incompiutezza che strugge un po'.
EliminaQuesto mio racconto non è dei migliori. A volte si è malevoli e presuntuosi perché non si pensa abbastanza che ogni giorno è da vivere come un'occasione unica.
E comunque dopo due racconti che parlano di morte vorrei cambiare registro.
ComunqueE dopo
Immagini intense e un finale da imparare a memoria...un abbraccio.
RispondiEliminaSabrina delle Americhe lontane. Grazie. Un abbraccio e se permetti un bacio.
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