venerdì 4 ottobre 2013

Bàit del Finanza






Da un cielo livido, gravido di nubi, cadono larghe falde di neve. Il tenero fogliame degli alberi è giallo, infreddolito, un vento umido scuote grossi goccioloni dai rami. Ecco la neve si trasforma nelle ultime raffiche di pioggia.

Inaspettato si apre uno squarcio tra le nubi. Per un attimo, come in un tondo michelangiolesco tinto di  lapislazzuli, mi è parso di scorgere affacciato il padreterno, i capelli scarmigliati, la barba arruffata e bagnata. Forse appena sveglio, la vescica ancora gonfia, guardava questo livido sabato di primavera con  corrucciata maestà, indeciso se ripulire una volta per tutte il suo cielo da questo scorazzare disordinato di nubi.

Allora, con uno sbuffo annoiato delle gote, ha spinto i cavalloni in castigo ai quattro angoli del cielo. Ha convocato poi  il vento del nord  e ha ordinato con un gesto distratto di asciugare il suo lenzuolo bianco, buttato attraverso il cielo.

Così un’aria tesa ha preso a soffiare sulla terra e il pallido disco del sole si intravede attraverso il velo opaco d’un lenzuolo umido. La primavera soffre in silenzio con i primi fiori intirizziti.

***

In fondo agli orti coltivati, anche il Giorgio "Finanza" si è affacciato alla finestra della sua baita con la barba arruffata, l’espressione del volto corrucciata. Sta guardando perplesso le piantine ancora tenere, coperte da un velo di neve, che sembrano galleggiare su un terreno impregnato d’acqua.  Al limitare degli orti fuggono offesi tanti cristi con la croce in spalla.


 

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