venerdì 4 ottobre 2013

La Cròcola






Dopo l’erta della val Boràda la pendenza si addolciva. I faggi secolari protendevano una volta ombrosa sul viottolo. I passi affondavano silenziosi nel terreno soffice di foglie macerate. Finalmente lassù si scorgeva  una porta luminosa  aperta sul valico.

La Cròcola ti accoglieva come la volta di una chiesa gotica. Sostare all’ombra avvolgente, era il premio dopo la fatica della salita. Di là dal valico, oltre i fitti rami si intuiva il respiro dei prati e delle radure del Sajuch e la brezza che rabbrividiva con le foglie portava ogni tanto il ronzio lontano della valle dell’Adige.

Nel silenzio si potevano ascoltare le voci degli antichi viandanti che avevano affrontato il passo. Briganti, avventurieri che fuggivano alle guardie, celebri viaggiatori, poeti, pittori saliti quassù per evitare le paludi di Salorno quando l’Adige tracimava nelle piene stagionali. La voce dei morti nelle battaglie combattute a difesa di questo strategico passaggio.

Una piccola stele, corrosa dalle intemperie degli anni, raccontava la storia tragica di una  venditrice ambulante friulana, una ”clomera” come era detta nei nostri paesi. Queste donne, a primavera si mettevano in cammino con una pesante gerla, carica degli utensili di legno, intagliati dai loro uomini nelle lunghe sere d’inverno davanti al focolare. Vestite dei loro costumi che raccontavano della loro terra lontana, entravano nelle case e offrivano  quei loro prodotti.

Verso la metà di giugno, mentre affrontava il passo, forse sorpresa dalla notte,  fu assalita dall’orso che le mozzò la testa. Il teschio  ritrovato scarnificato ha dato il nome a questo luogo: La Cròcola infatti è un’arcaica forma dialettale che sta per teschio.

Il fascino di quella lapide sepolta nella vegetazione, i suoi caratteri arcaici e misteriosi, da leggere e interpretare ad ogni passaggio, era carico di suggestione:“Adi XV giugno 1447 (o 1770) moncada de la te…” si poteva leggere inginocchiandosi davanti a quella pietra annerita, che emergeva appena dal terreno. L’anno stesso di quell’avvenimento tragico era un mistero indecifrabile.

Nuove strade forestali si incrociano alla Cròcola.  La lapide è stata strappata al suo sito originario, custodito dall’ombra delle vecchie piante. Come un dente cariato è stata conficcata, di fianco alla nuova strada, senza tener conto dell’ambientazione storica né della storia tragica che ricorda. La Cròcola, transito storico della Semita Karoli, incontro di santi, pittori, poeti e briganti, ha perso un po’ dell’antica suggestione.  






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