Dopo
l’erta della val Boràda la pendenza si addolciva. I faggi secolari protendevano
una volta ombrosa sul viottolo. I passi affondavano silenziosi nel terreno
soffice di foglie macerate. Finalmente lassù si scorgeva una porta luminosa aperta sul valico.
La
Cròcola ti accoglieva come la volta di una chiesa gotica. Sostare all’ombra
avvolgente, era il premio dopo la fatica della salita. Di là dal valico, oltre
i fitti rami si intuiva il respiro dei prati e delle radure del Sajuch e la
brezza che rabbrividiva con le foglie portava ogni tanto il ronzio lontano
della valle dell’Adige.
Nel
silenzio si potevano ascoltare le voci degli antichi viandanti che avevano
affrontato il passo. Briganti, avventurieri che fuggivano alle guardie, celebri
viaggiatori, poeti, pittori saliti quassù per evitare le paludi di Salorno
quando l’Adige tracimava nelle piene stagionali. La voce dei morti nelle
battaglie combattute a difesa di questo strategico passaggio.
Una
piccola stele, corrosa dalle intemperie degli anni, raccontava la storia
tragica di una venditrice ambulante
friulana, una ”clomera” come era detta nei nostri paesi. Queste donne, a
primavera si mettevano in cammino con una pesante gerla, carica degli utensili
di legno, intagliati dai loro uomini nelle lunghe sere d’inverno davanti al
focolare. Vestite dei loro costumi che raccontavano della loro terra lontana,
entravano nelle case e offrivano quei
loro prodotti.
Verso
la metà di giugno, mentre affrontava il passo, forse sorpresa dalla notte, fu assalita dall’orso che le mozzò la testa.
Il teschio ritrovato scarnificato ha
dato il nome a questo luogo: La Cròcola infatti è un’arcaica forma dialettale
che sta per teschio.
Il
fascino di quella lapide sepolta nella vegetazione, i suoi caratteri arcaici e
misteriosi, da leggere e interpretare ad ogni passaggio, era carico di
suggestione:“Adi XV giugno 1447 (o 1770)
moncada de la te…” si poteva leggere inginocchiandosi davanti a quella
pietra annerita, che emergeva appena dal terreno. L’anno stesso di
quell’avvenimento tragico era un mistero indecifrabile.
Nuove
strade forestali si incrociano alla Cròcola.
La lapide è stata strappata al suo sito originario, custodito dall’ombra
delle vecchie piante. Come un dente cariato è stata conficcata, di fianco alla
nuova strada, senza tener conto dell’ambientazione storica né della storia
tragica che ricorda. La Cròcola,
transito storico della Semita Karoli, incontro di santi, pittori, poeti e
briganti, ha perso un po’ dell’antica suggestione.
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