martedì 8 ottobre 2013

Calònes






Un sole affaticato sembra rotolare sul crinale della montagna senza avere la forza di superarlo e arrampicarsi nel cielo. Nella valle la luce filtra radente tra i fumi dei camini che avvolgono pigramente le case. Solo la catena del Brenta, appena spolverata di neve, sembra brillare di luce propria, con le ombre dei canaloni sulle pareti est nette come ferite.

Come brine che fumano al sole, lentamente si disperdono i fantasmi inquieti evocati da queste notti interminabili. La lunga assenza della luce rende vulnerabili a tutte le paure nascoste che affiorano  beffarde.

Cala il freddo vento di Aquilone e conduce nuvole alte e compatte. A Masén  batte i Piani e romba nella pineta. Il bosco come un mantice lo imprigiona e alimenta un profondo pedale d’organo. Alle Acque la vita s’è fermata nella  prima stretta del gelo.

Vecchie strade salgono i boschi di Costa. Alcune recano inalterate le orme della fatica di un tempo. Si perdono verso l’alto e conducono ad un lembo di prato, il più alto sotto la cresta. Un baito di sassi con il tetto cadente in una segreta radura assediata dal bosco. Una piccola conca offre riparo. L’acqua gocciola lenta in una pozza di muschio dove si abbeverano i cervi. Tracce di sentiero salgono tra magre roverelle alla cima di Calònes la più alta tra Masén e Maderlìna. Il vento giunge quassù a ondate dai boschi, come un coro cavernoso sale dalle navate di una chiesa.  

Poi la sera anche il vento s’assopisce e  prende a cadere la neve, furtiva come le ombre precoci della notte. Dicembre sé affacciato all’uscio, silenzioso come questa neve che cade asciutta e leggera e coprirà a lungo la terra con una coperta pesante.
Néo del Décembrìn come la ràsa al pin. Si dice che la neve di dicembre trova il terreno gelato e la brevità dei giorni e per questo durerà a lungo. Come la resina stilla dalle vene dei pini e si indurisce sulla a corteccia.


1 commento:

  1. Quando ci andavo con mio figlio piccolo la chiamavamo Cima dei Caprioli perché più volte avevamo sorpreso i caprioli al pascolo. Poi quando è ritornato il cervo nei nostri boschi l’abbiamo rinominata Cima dei Cervi. In realtà questa dorsale di bosco ancor selvaggio che separa Fogolin dalla Maderlina, sul comune di Lisignago si chiama Calònes. A dicembre mi piace ritornare tra quegli alberi dalle fogge diverse e dalle radure guardare la valle e il Brenta.

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