Un sole affaticato sembra rotolare sul crinale
della montagna senza avere la forza di superarlo e arrampicarsi nel cielo. Nella
valle la luce filtra radente tra i fumi dei camini che avvolgono pigramente le
case. Solo la catena del Brenta, appena spolverata di neve, sembra brillare di
luce propria, con le ombre dei canaloni sulle pareti est nette come ferite.
Come brine che fumano al sole, lentamente si
disperdono i fantasmi inquieti evocati da queste notti interminabili. La lunga
assenza della luce rende vulnerabili a tutte le paure nascoste che
affiorano beffarde.
Cala il freddo vento di Aquilone e conduce nuvole
alte e compatte. A Masén batte i Piani e
romba nella pineta. Il bosco
come un mantice lo imprigiona e alimenta un profondo pedale d’organo. Alle Acque la
vita s’è fermata nella prima stretta del
gelo.
Vecchie strade salgono i boschi di Costa. Alcune
recano inalterate le orme della fatica di un tempo. Si perdono verso l’alto e conducono
ad un lembo di prato, il più alto sotto la cresta. Un baito di sassi con il
tetto cadente in una segreta radura assediata dal bosco. Una piccola conca offre riparo. L’acqua
gocciola lenta in una pozza di muschio dove si abbeverano i cervi. Tracce di
sentiero salgono tra magre roverelle alla cima di Calònes la più alta tra Masén
e Maderlìna. Il vento giunge quassù a ondate dai boschi, come un coro cavernoso
sale dalle navate di una chiesa.
Poi la sera
anche il vento s’assopisce e prende a
cadere la neve, furtiva come le ombre precoci della notte. Dicembre sé
affacciato all’uscio, silenzioso come questa neve che cade asciutta e leggera e
coprirà a lungo la terra con una coperta pesante.
Néo del Décembrìn come la ràsa al pin. Si dice che la neve di
dicembre trova il terreno gelato e la brevità dei giorni e per questo durerà a
lungo. Come la resina stilla dalle vene dei pini e si indurisce sulla a
corteccia.
Quando ci andavo con mio figlio piccolo la chiamavamo Cima dei Caprioli perché più volte avevamo sorpreso i caprioli al pascolo. Poi quando è ritornato il cervo nei nostri boschi l’abbiamo rinominata Cima dei Cervi. In realtà questa dorsale di bosco ancor selvaggio che separa Fogolin dalla Maderlina, sul comune di Lisignago si chiama Calònes. A dicembre mi piace ritornare tra quegli alberi dalle fogge diverse e dalle radure guardare la valle e il Brenta.
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