Un lungo cammino. Da Masen, la Làpida del Belàm, Bait del Finanza, attraversando i boschi della Maderlina, i Cròzi stréti, le Poze, sfiorando la torbiera di Lagabrun, la baita Forestale e la sua fontana stretta ancora nella morsa del gelo, le brume della Val Fredàta, i boschi solivi di Costa séca, i prati del Capitèl del Mòro, la chiusa sella di Zise, salendo poi la dorsale su strade, tra baiti cadenti, vecchie baite rinnovate, radure ariose, pascoli antichi che il bosco si riprende. Attraverso le ombre, i chiaroscuri dei versanti nord ancora innevati, sugli antichi percorsi di collegamento, ormai addomesticati da agevoli strade forestali, dopo due ore e mezzo di buon cammino e un ultimo ripido sentiero raggiungo il culmine del Dossòn di Cembra.
Il Castiòn
ha il nome di antico castelliere, quasi luogo di riti pagani e sacrifici al
sole dell’equinozio e del solstizio.
Non ha però
l’aspetto del maniero sinistro. E’ una solitaria cupola boscosa dove si
spengono senza sussulti le dorsali che salgono dalla valli. Un culmine modesto
per le elevazioni modeste della Val di Cembra.
Eppure qui
si respira quell’aria di pace solenne, la stessa magia che ispirano le
elevazioni importanti. Blocchi di porfido quarzifero ricordano le cime
solitarie del Lagorai. Un chiostro di betulle, qualche sorbo invitano alla
meditazione. Un altare sormontato da una croce che guarda al levar del sole. Su
di un blocco di porfido a fianco dell’altare, una croce runica è incisa rozzamente
a indicare i punti cardinali. Celebrazioni cristiane ma forse anche riti
ancestrali celebrati dagli antichi abitatori della Valle su questa sommità.
Chissà cosa
immaginavano da questo punto di osservazione, più elevato di tutti, quando a ovest
scorgevano il Brenta schierare tutti i suoi mostri pietrificati, scintillanti
di ghiaccio. A est guardavano con stupore alle forme straordinarie dei monti
pallidi. Il sole al tramonto li incendiava di rosso rendendoli fantasmagorici.
Riconosco
anch’io stupito quelle bianche scogliere da questa angolazione inconsueta e
frammentata: Latemar, la cima del Catinaccio, la catena nord delle Pale di S.
Martino, uno scorcio di Marmolada, il Civetta inconfondibile, la sommità del
Pelmo che pare emergere come bianca isola sui lontani pendii porfirici di cima
Bocche. Mai avrei pensato di scorgere le lontane Dolomiti orientali anche dalla
cima del Castiòn.
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