domenica 6 ottobre 2013

Castion






Un lungo cammino. Da Masen, la Làpida del Belàm, Bait del Finanza, attraversando i boschi della Maderlina, i Cròzi stréti, le Poze, sfiorando la torbiera di Lagabrun, la baita Forestale e la sua fontana stretta ancora nella morsa del gelo, le brume della Val Fredàta, i  boschi solivi di Costa séca, i prati del Capitèl del Mòro, la chiusa sella di Zise, salendo poi la dorsale su strade, tra baiti cadenti, vecchie baite rinnovate, radure ariose,  pascoli antichi che il bosco si riprende. Attraverso le ombre, i chiaroscuri dei versanti nord ancora innevati, sugli antichi percorsi di collegamento, ormai addomesticati da agevoli strade forestali, dopo due ore e mezzo di buon cammino e un ultimo ripido sentiero raggiungo il culmine del Dossòn di Cembra.

Il Castiòn ha il nome di antico castelliere, quasi luogo di riti pagani e sacrifici al sole dell’equinozio e del solstizio.

Non ha però l’aspetto del maniero sinistro. E’ una solitaria cupola boscosa dove si spengono senza sussulti le dorsali che salgono dalla valli. Un culmine modesto per le elevazioni modeste della Val di Cembra.

Eppure qui si respira quell’aria di pace solenne, la stessa magia che ispirano le elevazioni importanti. Blocchi di porfido quarzifero ricordano le cime solitarie del Lagorai. Un chiostro di betulle, qualche sorbo invitano alla meditazione. Un altare sormontato da una croce che guarda al levar del sole. Su di un blocco di porfido a fianco dell’altare, una croce runica è incisa rozzamente a indicare i punti cardinali. Celebrazioni cristiane ma forse anche riti ancestrali celebrati dagli antichi abitatori della Valle su questa sommità.

Chissà cosa immaginavano da questo punto di osservazione, più elevato di tutti, quando a ovest scorgevano il Brenta schierare tutti i suoi mostri pietrificati, scintillanti di ghiaccio. A est guardavano con stupore alle forme straordinarie dei monti pallidi. Il sole al tramonto li incendiava di rosso rendendoli fantasmagorici.

Riconosco anch’io stupito quelle bianche scogliere da questa angolazione inconsueta e frammentata: Latemar, la cima del Catinaccio, la catena nord delle Pale di S. Martino, uno scorcio di Marmolada, il Civetta inconfondibile, la sommità del Pelmo che pare emergere come bianca isola sui lontani pendii porfirici di cima Bocche. Mai avrei pensato di scorgere le lontane Dolomiti orientali anche dalla cima del Castiòn.


 



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