Dopo le ombre invernali che coprono il sonno del rio
Secco e degli alberi incrostati di galaverna, raggiungo finalmente il sole
sulle pendici del Mon Bas, dove anche il vento si riposa. Del vento si ode ogni
tanto la voce fare bordone al silenzio e
si intuisce la sua presenza dal brillio dell’aria serena e sfavillante.
Ora il sentiero sale deciso e il passo si accorda
con il respiro e il battito del cuore. Dove il sentiero concede tregua appare
dall’alto il prato di Baita Gelàsi, mentre intorno l’orizzonte si apre a
prospettive inconsuete. Il bosco magro di vegetazione stentata di carpini
duri e caparbi che d’estate il sole
arroventa, nell’inverno divengono oasi di tepore dove i gli animali cercano rifugio
e il primo calore dopo il gelo della notte.
Raggiunta la cima del Mon Bas, di là del crinale,
dopo il tepore del bosco, sembra di entrare nei domini dell’inverno. Tante
volte le nevicate che giungono da nord si esauriscono su questi versanti, per cui
capita di trovare, qui più di altrove, una spessa coltre di neve. Qui il vento
del nord d’inverno è una presenza
costante. Un alito leggero ma tagliente come lama oppure, come oggi, un soffio
costante che spinge in faccia cristalli
di neve.
Ancora nessuna traccia sulla neve caduta nella
notte. Anche i selvatici si sono rifugiati nelle oasi tiepide che ben
conoscono. Si avanza con fatica, piegati
contro vento, nella neve che giace intatta e profonda.
Raggiunta la sommità del
Mont Alt si entra al riparo nel fitto dei
boschi di faggi dai tronchi incrostati di neve ventata. Sotto la volta del bosco ritorna il silenzio e
l’aria si fa quasi tiepida. Alla Malga del Mont Alt un inverno dal sapore
antico copre tutta la conca dei prati di un candore immacolato. Sui sentieri del Mont Bàs |
Il versante nord roccioso del Mont Bàs |
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