Nevica. Neve
fradicia e pesante piega gli arbusti in valle. Mentre salgo verso le terrazze delle
Angoje fino alle pinete di Masen, dove spira leggero il respiro del nord, e poi
più in alto fino ai boschi della Selva, i fiocchi si fanno asciutti,
consistenti. La neve copre soffice il terreno.
Nel turbinio
incessante della neve, la Selva mi appare, immensa cattedrale gotica ornata di
candidi marmi, sostenuta dai ventagli delle faggete, simili a bianchi archi
rampanti. Mi soffermo ammirato prima di entrare sotto la volta degli alberi
dove la luce si fa biancore diffuso. Fasci di nevischio penetrano come raggiere
di luce dai finestroni di un’immensa volta.
Accanto al tronco
rugoso di un vecchio castagno, sto immobile
ad ascoltare il lieve fruscio della neve sulle foglie secche.
Una breve radura
dove penetra il cielo e galleggia una pozza di luce irreale. Non sarei sorpreso
di scorgere il Grande Architetto che passeggia
prigioniero della bellezza che lui stesso ha creato, lo sguardo assorto,
lontano dalla povertà del mondo.
Una primula al
riparo di un cespuglio di more è fiorita tra la neve come un dono silenzioso.
Il Monte Corona dalla selva |
La Selva |
La selva dal Monte Corona |
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