Poco a poco,
silenziosa, quasi furtiva, nella notte è ritornata la pioggia. Lieve, leggera
come una carezza, quasi non volesse fare violenza alla terra asciutta e arida.
Nei boschi le
foglie secche appena inumidite esalano odore acidulo di tabacco. La terra umida
abbandona nuovamente i suoi penetranti aromi di decomposizione. Odori acri di
macerazione, di ceppaie muscose, di alberi caduti consunti dal tempo, di morte
frammista a profumi vaghi di vita che rinasce.
L’erica
fiorita, le primule, l’anemone hepatica, la poligala, le nuove erbe che
rinascono sui resti secchi dell’inverno, i germogli che rompono i tronchi e si
trasformano in tenere foglioline.
Tra una
schiarita e l’altra passano nubi sempre più minacciose che nel pomeriggio si
addensano e si fanno vera pioggia, come
un lungo pianto.
La terra si
beve avida quest’acqua che cade a ondate intermittenti sempre più decise. Tra
qualche giorno tutto il verde nascosto formerà un tappeto sui prati e avanzerà
verso l’alto dei fianchi boscosi.
E tutto mi sa di miracolo; e sono quell’acqua di
nube che oggi rispecchia nei fossi più azzurro il suo pezzo di cielo, quel
verde che spacca la scorza che pure stanotte non c’era.*
* Quasimodo
* Quasimodo
Nessun commento:
Posta un commento