venerdì 11 ottobre 2013

Autunno




Torna il tempo di percorrere i sentieri dei  boschi. Con gli anni si impara a conoscere ogni segreta radura, ogni piccola torbiera, dove conduce ogni esile traccia. E’ come rivedere dei cari amici, persi di vista durante un’estate passata a cercare chissà cosa.
Questi boschi, dai nomi che raccontano le storie del passato ormai mi sono familiari e  tuttavia rivelano ogni volta nuovi segreti. Salire la cima del Corona, rivedere la Selva, le faggete del Sajuch, la prima neve sul Mont  Alt, Calones la cima dei cervi, la Maderlina e le palù, attraversare i boschi di Signoràc fino al“Piz delle Agole”, spingersi fino al Lago Santo, valicare la sella di  Zise, raggiungere il Castiòn punto più elevato della dorsale: sarà come ritornare nei luoghi che più sono cari a riposare la mente e ritrovare la serenità.
Se le abetaie di Fiemme sono solenni, cupe come cattedrali, nel bosco misto si trova una luce, una varietà di vita che sorprende ad ogni passo. Una valletta umida, un crinale assolato, un pendio ripido, una conca paludosa e  mutano le famiglie arboree. Dal grande abete al sambuco con quell’aria un po’ fragile, tante le piante che vivono insieme nella stessa foresta.
Sui pascoli autunnali ormai abbandonati ci sarà la brina, là dove il bosco allunga la sua ombra. Nei piccoli varchi tra i noccioli e le more si rinvengono le tracce di  percorsi dimenticati, che si perdono nelle vallette. Sui sentieri si accumulano letti di foglie per il sonno dell’inverno.
A dicembre forse cadrà la neve e tutto sarà quiete. Sembrerà di attraversare delle lande sconosciute.  Affioreranno i pensieri dei passati inverni, tanti momenti di vita vissuta da ricordare con un lieve rimpianto.
Il bosco lo addolcirà, dando la sensazione di giungere fin nel cuore stesso di una vita più grande.












                                             





                                             

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