martedì 8 ottobre 2013

Verla, Natale 2001




Gelido Natale con nubi sterili che si aggrovigliano in uno stanco cielo cinereo. Quest’anno la neve visita il sud: il Molise, la Sicilia persino la Sardegna.

Quassù solo il fiato delle steppe siberiane  gela la terra e il gagliardo soffio della tramontana s’incanala nella valle e geme tra i tetti delle case. Il termometro sceso nella notte a meno dieci, non risale sopra lo zero.

Sulle montagne lontane solo una spolverata di neve, come su un presepio di cartapesta. E’ il ricordo di stentate nevicate di novembre, che resiste solo per le fredde temperature. Dalle cime digradano i pendii aridi,  le macchie cupe delle abetaie tra il grigio dei cedui , i prati secchi, duri di gelo.

Ci pensano i cannoni a sparare neve artificiale sulle piste. Il Natale, come i turisti con le ferie programmate non possono attendere. Una striscia bianca, assurda, serpeggia tra il grigio e il secco della terra. Bisogna forzare il corso della natura: neve artificiale, vacanze artificiali, godimento artificiale gente artificiale. Fatica nel lavorare, fatica nel godere.

Piste innevate, orgoglio dei promoter turistici, ma risorse idriche prosciugate dopo mesi di persistente siccità. Non  v’è il rispetto per i cicli  della natura su cui l’uomo commisurava le sue forze con la vita, le sue risorse alla vita.

Alla neve artificiale preferisco la spolverata di neve del Mont Alt. Oggi che è Natale, per quanto mi riguarda Me ne sto con le quattro capriole di fumo del focolare.*

 
* Ungaretti




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