sabato 5 ottobre 2013

Montàt






Dove il ventaglio dei vigneti e dei  prati convergevano in fondo alla valle, avevano come un ultimo sussulto: era il Montàt. Lo chiamavamo così per quella sua forma caratteristica di monticello erboso che lo rendeva inconfondibile. Digradava con un pendio ripido e uniforme fino a esaurirsi bruscamente nel rio dei Molini. Era origine, fine, elemento caratterizzante dell’intera valle delle Bèrte.

Quegli inverni lunghi, che sembravano non finire mai, il divertimento più grande era la slitta. Quelle slitte fatte con rimasugli di tavolame di legno. Il Montàt con quella pendenza da brivido, esercitava da sempre una potente attrazione.

Quando la neve si faceva desiderare (anche allora, nonostante le leggende, qualche inverno trascorreva avaro e asciutto) le notti gelide ricoprivano i pendii del Montàt di un consistente strato di brina. Era solo un’illusione di neve che imbiancava a malapena le zolle d’erba secca. Più di una volta intestarditi e speranzosi abbiamo inforcato la slitta e provato una discesa. Ma si sa, la brina non è neve e la delusione rimaneva cocente.

Quando però la neve cadeva abbondante, non tutti avevano il coraggio di sfidare quella discesa, ripida e veloce. Arrivati in fondo o si frenava buttandosi dalla slitta o si finiva a capofitto nelle acque ghiacciate del rio. A casa poi erano botte.

Anche quest’anno, a dicembre il Montàt aspettava la neve di Natale, e a febbraio spiava nel cielo i segni della primavera e si preparava ad accogliere l’avanzare del verde  lungo i suoi fianchi erbosi.
Ma sono arrivati i bulldozer. Il Montàt, il piccolo, inconfondibile monte, è stato brutalmente demolito. Al suo posto ci saranno strade, svicoli e un’enorme bocca maleodorante, che ingoierà il traffico.  27/03/03     

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