giovedì 10 ottobre 2013

La Làpida del Belàm



In cima ad una breve salita, di fianco alla strada, emerge un po’ sbilenca dalla vegetazione del sottobosco, una lapide  che ricorda la storia di Antonio Clementi, della famiglia dei Belàmi.
  Col tempo è divenuta un punto di riferimento nelle distanze e nei lavori dei boschi. Quaranta minuti di cammino da Masén. Quando si passava di là ricordo mio padre che soffermandosi, si toglieva il cappello e mormorava sottovoce un “rechiameterna”.
Sulla pietra di arenaria giallastra, ormai annerita dalle intemperie, è inciso rozzamente: “1875 lì 8 ottobre – Antonio Clementi di Verla morì morso da vipera di anni 38. Requiem”.
Oggi passando di qua, posso anche sorridere pensando a quella vipera incattivita dall'età, con il dente velenoso di una zitella acida e invidiosa. La stessa che sputava veleno sui miei momenti di gioventù scapestrata.
Non posso però perdere l’occasione di fermare i passi  nel silenzio del bosco. Ascoltare un altro racconto del passato e meditare sul destino, a volte  beffardo e imprevedibile.
Dopo una preghiera che affiora dai recessi di una innocente fanciullezza ormai lontana, il cammino riprende con una nuova serenità interiore. Come dopo aver intravisto un barlume di eternità, scritto  su di una povera pietra.

 





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