Pur essendo ritornato da poco nei boschi di Giovo
in cerca di nuovi territori, mai avevo avuto l’incontro ravvicinato col cervo.
Il primo cervo, cacciato al Mont Alt, lo ricordo appeso ai ganci della
macelleria del Carlone, spodestato dal suo trono di re della foresta.
Tante volte avevo intravisto le sagome nel
controluce di fitti alberi, e sentito i
tonfi degli zoccoli nel bosco. Sicuramente dal rumore forte non erano caprioli,
che fuggono con balzi leggeri e dei quali scorgevo tra il grigio degli alberi
l’inconfondibile macchia bianca sulle terga.
Nei boschi de la
Rizàl qualche volta incontravo un cacciatore. Camminava al limite del confine
tra Lisignago e Giovo con passi silenziosi, intento a leggere sul terreno le
tracce degli ungulati e ad ascoltare ogni lieve
rumore della vita del bosco. Quando lo incontravo, lui col fucile sulla spalla, io a volte con
la macchina fotografica, ci scappavano due chiacchiere scherzose su caccia e
cacciatori ma anche sulle miserie del mondo. Tra le considerazioni argute e le
facezie spiritose affiorava la saggezza di chi conosce i tranelli e le sorprese
della vita. La mente tuttavia è uno
stagno scuro e opaco del quale non si intravedono le profondità. A volte chissà
quale melanconia intollerabile o che nostalgia della passata giovinezza attira verso la quiete degli abissi. Come un
tronco pregno d’acqua è attratto inesorabilmente dal fondo.
"I cervi sono animali che preferiscono la notte per
girovagare alla ricerca di cibo... Per
osservare gli animali bisogna fermarsi nel bosco, appostarsi in luoghi
strategici, in assoluto silenzio, mimetizzarsi con l’ambiente… Aspettare con
pazienza che siano i selvatici ad avvicinarsi a te..." Così mi diceva.
Nei luoghi che
più abbiamo amato, frammenti di immagini rivivono come in una effimera eternità,
nella mente di chi passa e ricorda. Passo
di là e mi pare ancora di incontrarlo.
Così oggi finalmente
ho incontrato i cervi negli erti boschi
de la Rizàl sul territorio di Lisignago: ho contato quattro maschi palcuti e
cinque femmine.
Salivano con
forte crepitare di rami secchi, rallentati dal ripido pendio. Uno spettacolo di
forte emozione che mi ha bloccato col fiato sospeso nell’immobilità più
assoluta. Ho potuto osservarli mentre mi passavano molto vicino. Nella fissità
dei loro occhi era rimasto lo spavento che aveva provocato quella fuga precipitosa.
Poco sopra si
sono fermati in una piccola radura tra sbuffi di fiato condensato nel freddo
del mattino. Poi più tranquilli, sentendosi al sicuro, lentamente si sono mossi
salendo ancora verso il crinale e sono spariti alla vista dietro un costone verso
Calones. Solo allora ho dato fiato al respiro trattenuto e a malincuore ho ripreso la discesa con la
mente leggera di un bambino.
rileggo sempre molto volentieri. brao. ciao
RispondiEliminabell'incontro è sempre piacevole incontrare gli abitanti della foresta
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