Ottobre dispensa
gli ultimi suoi doni. Mattini limpidi e pomeriggi
di luce calda che piove dal cielo e inonda i
boschi. Nell’aria si diffonde l’indolenza dell’autunno, quasi a
prolungare l’attesa del tempo che verrà e allontanare le paure e le inquietudini
dell’inverno.
Cammino senza
fretta, guardando gli alberi che la luce del meriggio accende di colori, i
larici brillare nel bosco come lampi gialli incendiati dal sole.
La conca di prati
ricca d’acque con il canneto che fruscia alla brezza ancor tiepida. Luogo
dall’equilibrio delicato, ricco di sorgenti, gonfio d’acque sotterranee che
alimentano le falde acquifere. Ora che
le coltivazioni vanno invadendo questi antichi pascoli, le sorgive hanno perso
l’antica purezza.
Mi soffermo a
contemplare la sera che va incontro al tramonto, ad assaporarne il calore, a
riempirmi gli occhi di colori sgargianti, a catturare la luce e farne scorta
per i giorni brevi d’inverno.
Passa una bella amazzone in mountain bike.
Ritta sui pedali, le cosce tornite e
brune, i capelli al vento, si abbandona
alla discesa con un’espressione trasognata
sul viso. Anche lei gode di questo scampolo d’estate tardiva.
Mi ha guardato
distratta, indifferente, tronfia della sua giovinezza, passandomi accanto con
un soffio profumato di chissà quali primavere lontane.
Gli occhi però, i peccatori
più impenitenti, hanno catturato
l’immagine fuggevole della sua schiena inarcata
e la pelle ambrata offerta al sole
Attento alle amazzoni......
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EliminaLe amazzoni erano gran cavallerizze. Oggi si accontentano della mountain bike.
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